Le tre grandezze fondamentali del fondista


C'è molta confusione nella terminologia legata ai parametri fisiologici di un atleta, che spesso sono usati con significati differenti da atleti e allenatori. Solo i fisiologi li definiscono e li interpretano correttamente.
Tre sono le grandezze fondamentali nella valutazione delle capacità atletiche. Per comprenderle occorre conoscere un minimo di fisiologia. È a tutti ben nota la condizione per la quale in conseguenza di un ritmo di corsa troppo sostenuto iniziamo a respirare affannosamente. È altresì ovvio che il nostro corpo ha bisogno di più energia per andare più forte e che cerchiamo ossigeno per sostenere i meccanismi metabolici che ci forniscono questa energia.
Il massimo consumo d'ossigeno (VO2max) si ha quando in risposta a un aumento della richiesta energetica non si ha un aumento del consumo d'ossigeno.

Ricordo che il massimo consumo d'ossigeno dipende dalla gittata cardiaca massima e dalla massima differenza arterovenosa. Data una distanza e un determinato VO2max, la percentuale del massimo consumo d'ossigeno alla quale l'atleta riesce a correre la distanza è detta percentuale di utilizzo. Si verifica (Pèronnet) che l'atleta è in grado di prolungare lo sforzo in condizioni di VO2max per circa 7' e che la situazione corrisponde a concentrazioni di lattato nel sangue che vanno da 5 a 8 mmol (convenzionalmente 6,5).
Nel tentativo di produrre maggiore energia, accanto al meccanismo aerobico (in presenza cioè di ossigeno) opera anche quello anaerobico (in assenza di ossigeno). Quest'ultimo produce idrogenioni il cui accumulo porta all'inibizione della contrazione muscolare e ciò renderebbe impossibile il mantenimento della potenza meccanica. Pertanto la concentrazione di lattato nel sangue non deve essere così elevata da impedire la contrazione muscolare.
La soglia anaerobica (SAN) è il valore massimo dell'intervallo di velocità alla quale vi è costanza di valori di lattato nel sangue per alcune decine di minuti.

Lattato e massimo consumo d'ossigeno

Convenzionalmente (può variare da atleta ad atleta, da 3,5 a 4,5 mmol/l), corrisponde a una concentrazione di lattato nel sangue di 4 mmol/l (Mader) e alla velocità che un atleta ben allenato può tenere per alcune decine di minuti fino all'ora. Un errore comune è quello di far coincidere la cosiddetta potenza aerobica (PAE) con la SAN. La potenza è una grandezza che esprime il lavoro nell'unità di tempo; si può parlare di massima potenza aerobica e ciò avviene al massimo consumo d'ossigeno. Si può anche parlare della potenza erogata quando l'atleta ha la massima concentrazione stabile di lattato nel sangue (corrispondente a 4 mmol/l) e allora sta correndo alla velocità della SAN.

Poiché l'atleta riesce a mantenere la velocità della soglia anaerobica per alcune decine di minuti, se lo sforzo si prolunga oltre l'ora, deve ricercare un'altra velocità che gli consenta di mantenersi in equilibrio.
La soglia aerobica (SAE) è il valore minimo dell'intervallo di velocità alla quale vi è costanza di valori di lattato nel sangue per alcune decine di minuti. Rappresenta la velocità oltre la quale aumenta la concentrazione basale di lattato.

Osserviamo il grafico. Per velocità più basse della SAE la concentrazione di lattato tende a tornare a valori basali; per velocità più alte della SAN la concentrazione s'impenna bruscamente.
Convenzionalmente (può variare da atleta ad atleta, da 1,8 a 3,2 mmol/l) la SAE corrisponde a una concentrazione di lattato nel sangue di 2 mmol/l e alla velocità che un atleta ben allenato tiene sulla maratona.

Fonte: www.albanesi.it - Copyright Thea srl

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